Arpal, Cassano va fermato

Cassano va fermato. Non è il beniamino dei biancorossi ma l’ex sottosegretario al ministero del lavoro, l’altro Cassano, Massimo, nominato nel gennaio scorso dal governatore Emiliano a capo dell’Arpal allargando le maglie della coalizione o di quelle alleanze che estondono il perimetro del consenso elettorale. Tutto va nella direzione di operazioni ben studiate, a prescindere dai ruoli e dalle competenze. L’ex forzista e poi alfaniano Massimo Cassano a capo dell’agenzia regionale per le politiche attive del lavoro non piace a molti. Anzi quasi a nessuno. Le polemiche si sprecano ma tra gli oppositori prende sempre più corpo l’idea di una Regione come poltronifico in vista delle regionali 2020. E’ anche questo in sintesi il pensiero dei consiglieri regionali di Direzione Italia secondo i quali Cassano va fermato. In conferenza stampa hanno spiegato le ragioni che dovrebbero spingere il presidente Emiliano a revocare immediatamente la nomina del commissario straordinario. La mozione in cui si spiegano le ragioni della richiesta di revoca potrebbe approdare in consiglio per poi essere portata al voto in Assemblea. La premessa sta nel fatto che secondo Direzione Italia la legge che ha istituito l’Agenzia non prevede la nomina di un commissario straordinario. Ma c’è anche un’altra ragione che induce il Movimento politico a chiedere la revoca del commissario straordinario. E scaturisce dalle assunzioni che Arpal dovrà effettuare nei prossimi mesi. Quindi onde evitare anche il pur minimo sospetto di ingerenza dell’attività politica di Cassano quale leader di Puglia Popolare, meglio sarebbe non confondere i due ruoli.

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