Cronaca

Carne giapponese scaduta e pesce privo di tracciabilità: guai per un ristorante di Polignano

Otto chili di controfiletto di bovino giapponese scaduti a maggio. E poi tranci e filetti di spigola, zampe di granchio reale, ritagli di carne e pasta congelati privi della documentazione di tracciabilità: finisce nei guai il noto ristorante Grotta Palazzese di Polignano. Gli uomini della Guardia costiera si sono presentati nel locale che, con le sue suggestive sale scavate nelle grotte a picco sul mare, attira ogni anno migliaia di clienti facoltosi.
L’ispezione alle cucine e ai magazzini rientra in un piano di controllo delle attività di ristorazione, implementato durante l’estate. In totale 68 chili di pesce sono risultati privi delle attestazioni di rintracciabilità mentre 8 chili di “wagyu” (un bovino giapponese che si sta diffondendo in Italia) risultavano scaduti nel mese di maggio. Il prodotto ittico è stato sequestrato e al titolare è stata fatta una sanzione da 5.500 euro.
Stessa storia nel ristorante La Tana marina di Cala Paura, a cui è stata elevata una sanzione da 1.500 euro. Anche in questo caso, il controllo di cucine, frigoriferi e magazzini è stato certosino e ha impegnato gli uomini della Capitaneria per diverse ore. Al setaccio vaschette di prodotti congelati e vasche colme di ogni tipo di prodotti ittici. In un deposito sotterraneo sono stati trovati 95 chili di pesce di vario genere, privi però delle necessarie etichettature, che sono stati bollati come “provenienza sconosciuta”.
Intanto, lo chef executive del ristorante Grotta Palazzese di Polignano a Mare, Felice Sgarra, e il vicedirettore nonché responsabile del food and beverage, Riccardo Sgarra precisano: “Ci scusiamo per l’involontario errore in cui siamo incorsi e precisiamo che la proprietà e l’amministratore della società sono assolutamente estranei ai fatti contestati, essendo affidata unicamente a noi la responsabilità delle materie prime e dei prodotti utilizzati nell’attività ristorativa. Nel merito, ci teniamo a rassicurare i clienti che non v’è mai stato alcun rischio per la salute, poiché Grotta Palazzese ha sempre privilegiato prodotti di alta qualità nel rispetto della sicurezza alimentare. In questo caso l’unico errore che ci rimproveriamo è quello di non aver prestato attenzione alle etichette”.
“Nel dettaglio – prosegue la nota – la carne rinvenuta in una cella frigo (- 18 gradi) era stata regolarmente sottoposta ad abbattimento – processo comune nelle attività ristorative che garantisce la conservazione e la salubrità del prodotto – prima della data di scadenza. E comunque si trattava di tipologia di carne non più presente nei nuovi menu estivi 2019 e quindi non destinata ai clienti. Nel caso del pesce, invece, i prodotti controllati dalla Guardia costiera erano in una cella frigo (-18) diversa da quella in cui erano depositati gli altri prodotti ittici con etichetta di tracciabilità: ma tutti facevano parte dello stesso lotto di produzione”.
“Pertanto – concludono – pur riconoscendo il nostro errore, riteniamo immeritata la campagna denigratoria che lede l’immagine professionale nostra e di Grotta Palazzese, che ha sempre investito per offrire il massimo ai propri clienti agendo in maniera assolutamente trasparente”.

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